Fino circa al 1988-89 la scena dello sviluppo software era dominata dai metodi strutturati, caratterizzati dall’utilizzo di tecniche distinte per l’analisi e la progettazione dei dati (es. Entity Relationship) e delle funzionalità (analisi strutturata, design strutturato).
L’analisi delle funzioni strutturata conobbe un notevole successo, in varie forme proposte negli anni settanta come SADT (Structured Analysis and Design Technique), proposta da Douglas Ross, i diagrammi di Warnier/Orr, la programmazione strutturata di Jackson, il metodo HIPO.
Particolare fortuna ebbe l’approccio Structured Analysis / Structured Design, proposto da un gruppo di metodologi che facevano capo alla Yourdon Inc. , con popolari diagrammi come i DFD – Data Flow Diagram (pdf) e le Structure Chart.
Poi presero il sopravvento le tecniche di analisi e design object oriented.
Tra le tecniche strutturate, alcune conservano intatta la loro validità, altre meno.
- L’Entity-Relationship e la Normalizzazione dei dati restano insuperate per la progettazione delle basi dati relazionali.
- L’analisi strutturata, con i DFD – Data Flow Diagram, può essere ancora usata per individuare le interazioni di alto livello tra il sistema e il mondo esterno, e per la modellazione dei processi (oltre a presentare alcuni punti di contatto con l’approccio basato sui casi d’uso).
- Del design strutturato, per quanto appaia nel suo complesso irrimediabilmente legato all’utilizzo di linguaggi e tecnologie dell’informatica mono-piattaforma, restano validi i princìpi fondamentali della progettazione, cioè coesione e coupling, applicabili anche alla progettazione dei sistemi distribuiti basati su oggetti e componenti.