La notazione BPMN per l’analisi dei processi è semplice al livello base, complessa a livello avanzato.
Il diagramma di base, Business Process Diagram, è un diagramma di flusso (un flow chart – oggi se ne trovano anche nei libri di testo per le scuole elementari). Semplice, no?
Ma creare diagrammi che rappresentino processi organizzativi reali è meno semplice:
- la realtà è di solito più complessa dei semplici esempi dei manuali
- soprattutto, il BPMN non è un flow chart tradizionale: è un diagramma di flusso “per eventi”, con logiche specifiche per rappresentare le interazioni tra soggetti diversi che partecipano al processo.
All’atto pratico quindi sorgono diversi dubbi su come rappresentare i processi. Può essere utile una formazione con molte esercitazioni, come il mio corso “Analisi dei processi con BPMN“, dove i partecipanti possono lavorare su casi reali e apprendere dai propri errori.
Un altro aiuto possono darlo i pattern qui elencati (e la rassegna di errori comuni che invece trovate qui).
Cosa sono i pattern? Sono problemi o situazioni che si incontrano spesso e che hanno soluzioni comuni (il termine pattern arriva al mondo dell’analisi dei sistemi provenendo dall’architettura civile).
Anche BPMN ha i suoi pattern e le sue soluzioni, che si possono raggruppare in:
- Linee guida generali
- Denominazioni – dare nomi che aiutano a capire
- Collaborazioni – mostrare come soggetti diversi interagiscono tra loro
- Scomposizioni – rappresentare i processi a livelli di dettaglio crescenti
- Pattern particolari
Usare i pattern BPMN agevola l’analisi dei processi, permettendo di trattare situazioni complesse e rendendo i diagrammi espressivi e comprensibili per i lettori.
Nota: per chi conosce poco la notazione è utile dare innanzitutto una lettura alla presentazione degli elementi base BPMN.