Quando lo Unified Modeling Language (UML) nacque, attorno alla metà degli anni novanta, l’obiettivo era definire un linguaggio-notazione comune per gli sviluppatori software, che fosse in grado di standardizzare (e quindi agevolare) la documentazione dei prodotti e la comunicazione tra le persone.
Ma poi, con il nuovo millennio, l’ambizione cresce. Gli obiettivi, almeno quelli di alcuni all’interno dell’Object Management Group (OMG – il consorzio che “possiede” UML), si allargano: Model Driven Architecture, Model Driven Development, generazione di codice a partire dai modelli.
Un esempio è questa presentazione del 2013 di Ed Seidewitz, dove a pagina 19 si chiarisce la meta finale di chi spinge in questa direzione: programmare in UML.
Non era certamente questo, l’obiettivo di chi ha ideato UML. E non lo è neanche per la grande maggioranza dei suoi utilizzatori, né tantomeno per chi sviluppa davvero software. Per rimettere un po’ i piedi per terra, rimando ai miei video introduttivi su come si può usare UML in pratica (ora disponibili anche su un nuovo canale YouTube).